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Hermann Hesse

Acquarelli

TEMA: ACQUARELLI
(…) Avevo circa due ore di tempo mentre il sole calava lentamente e la luce sopra i tetti e i muri diventava lentamente più calda, più profumata e dorata. Prima di iniziare a disegnare guardai per un po’ l’intera valle variegata fino al lago, i paesi lontani, il primo piano con i ceppi ancora chiari, dai quali già spuntavano abbondanti i germogli verdi, e in mezzo la terra rossa e secca interrotta da rocce scintillanti, con i fossi profondamente scavati durante il periodo delle piogge; e poi osservai il nostro paese, questa piccola, calda siepe di muri, frontoni, tetti, della quale conosco ogni linea e superficie da tanto e molto bene. Forme, che ho esaminato con gli occhi decine di volte e ritratto a penna.

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L'Arte dell'Ozio

TEMA: L’ARTE DELL’ OZIO
Il poeta che soffre per un lavoro incompiuto ritroverà ben di rado la sua pace e il suo equilibrio nel pittore o il pittore nel musicista. L’artista, infatti, può godere profondamente e appieno solo nei periodi fulgidi e creativi, mentre ora, affannato com’è, tutta l’arte gli sembra o insulsa e incolore, o soffocante e prepotente. Un’ora di Beethoven può con altrettanta facilità guarire oppure abbattere completamente colui che di tanto in tanto si sente scoraggiato e disorientato.
E’ in simili frangenti che sento dolorosamente la mancanza di un’arte del far niente, affermata e nobilitata da una solida tradizione. E il mio animo germanico solitamente immacolato guarda con invidia e nostalgia alla madre Asia, dove un esercizio secolare è riuscito a conferire alla condizione apparentemente informe dell’esistenza e dell’ozio vegetativi un certo ordine e un ritmo nobilitante.
…ho quasi imparato a praticare il far niente con metodo e grande diletto.

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Piccole gioie

Alzate la testa, amici cari! Provate una volta – un albero o un bel pezzo di mielosi possono vedere dappertutto. Non deve essere necessariamente un cielo azzurro, la luce del sole la si intravede comunque. Abituatevi a guardare ogni mattina il cielo, e improvvisamente sentirete l’aria attorno a voi, il fresco respiro del mattino che vi è concesso tra il sonno e il lavoro. Ogni giorno noterete che ciascuna tegola ha un aspetto, una luce particolare. Se vi farete attenzione, porterete con voi per tutto il giorno un po’ di gioia e avrete un piccolo contatto con la natura. A poco a poco, educandosi senza sforzo, l’occhio rivela piccole bellezze, osserva la natura, la strada, impara a cogliere l’inesauribile comicità della vita spicciola. A questo punto si è già a metà strada verso lo sguardo educato dell’artista; l’importante è cominciare ad aprire gli occhi.

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La Natura ci Parla

(Il linguaggio della natura)
"Sono al mondo per stupirmi!" dice un verso di Goethe. All’inizio è stupore, ed è stupore alla fine, eppure questa è una via non inutile. Se io contemplo con stupore del muschio, un cristallo, un fiore, uno scarabeo dorato, o un cielo nuvoloso, un mare nei calmi, giganteschi respiri delle sue risacche, un’ala di farfalla nelle sue nervature cristalline, il taglio e le guarniture colorate dei suoi orli, la complessa scrittura e ornamentazione del suo disegno, e le innumerevoli, dolci, magicamente soffuse gamme e sfumature dei colori – ogni qualvolta, con gli occhi o con un altro senso, ho esperienza di una parte della natura, ne sono attratto e affascinato, e per un istante mi apro alla sua esistenza e alla sua rivelazione, allora, in quel medesimo istante, io ho dimenticato l’intero avido cieco mondo della necessità umana, e invece di pensare a dare ordini, invece di acquistare o sfruttare, di combattere o organizzare, per un istante io non faccio nient’altro che “ stupire”, come Goethe, e con questo stupore io sono diventato fratello non solo di Goethe e di tutti gli altri poeti e saggi, io sono anche fratello di tutto ciò di cui stupisco e che sperimento come realtà vivente.

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Il Canto degli Alberi

(Alberi)
Per me gli alberi sono sempre stati i predicatori più persuasivi. Li venero quando vivono in popoli e famiglie, in selve e boschi. E li venero ancora di più quando se ne stanno isolati. Sono come uomini solitari. Non come gli eremiti, che se ne sono andati di soppiatto per sfuggire a una debolezza, ma come grandi uomini solitari, come Beethoven e Nietzsche. Tra le loro fronde stormisce il mondo, le loro radici affondano nell’infinito; tuttavia non si perdono in esso, ma perseguono con tutta la loro forza vitale un unico scopo: realizzare la legge che è insita in loro, portare alla perfezione la propria forma, rappresentare se stessi. Niente è più sacro e più esemplare di un albero bello e forte.
Gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita.

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Storie di Vagabondaggio

TEMA: IL VIANDANTE
Il viandante è, sotto molti aspetti, un uomo primitivo, così come il nomade è più primitivo del contadino. Tuttavia il superamento della sedentarietà ed il disprezzo per i confini fanno di gente del mio tipo degli alfieri del futuro. Se esistessero molti uomini nei quali fosse così radicato come lo è in me il disprezzo per i confini nazionali, allora non ci sarebbero più guerre né blocchi. Niente è più odioso dei confini… Ancora una volta amo tutte queste cose familiari con una accresciuta intensità poiché sto per staccarmene. Domani amerò altri tetti, altre capanne. Non lascio qui il mio cuore, come si legge nelle lettere d’amore. Oh no, il mio cuore lo porterò con me, ho bisogno di lui anche lassù sulle montagne, in ogni ora. Poiché io sono un nomade, non un contadino. Sono un adoratore dell’infedeltà, del mutamento, della fantasia. Non tengo in nessun conto l’idea di inchiodare il mio amore ad una qualsiasi chiazza della terra. Considero tutto ciò che amiamo sempre e soltanto un’allegoria. Dove il nostro amore resta incatenato per trasformarsi in fedeltà e virtù, là esso mi diventa sospetto
Sotto quei cieli sarò spesso felice, ma spesso soffrirò anche di nostalgia per il mio paese. L’uomo del mio tipo, compiutamente realizzato, il viandante puro, non dovrebbe conoscere la nostalgia. Io la conosco, io non sono realizzato e non mi affanno per esserlo. Io voglio assaporare la mia nostalgia come assaporo le mie gioie.

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